Sunday 30 August 2015

L'attualità di Dietrich Bonhoeffer nella crisi dei migranti

Compassione

Dobbiamo tener conto del fatto che la maggior parte degli uomini acquistano saggezza solo facendo esperienze sulla propria pelle. Così si spiega in primo luogo la sorprendente incapacità della maggior parte degli uomini di compiere azioni preventive di qualsivoglia natura: si continua a credere di poter evitare il pericolo fino a che ormai è troppo tardi; in secondo luogo la sordità nei confronti delle sofferenze altrui. La compassione prende consistenza proporzionalmente al crescere della paura per la minacciosa vicinanza del male. A giustificazione di questo atteggiamento si possono fare alcune osservazioni. Dal punto di vista etico: gli uomini non vogliono fermare la ruota del destino; solo davanti all’effettivo verificarsi del caso serio avvertono la vocazione interiore e trovano la forza per agire; non sono responsabili per tutti i torti e le sofferenze del mondo e non vogliono ergersi a suoi giudici. Dal punto di vista psicologico: la mancanza di fantasia, di sensibilità, di prontezza viene bilanciata da una stabile imperturbabilità, da una sicura capacità di lavoro, da una grande disponibilità a soffrire. Dal punto di vista cristiano tutte queste giustificazioni non possono naturalmente ingannarci sul fatto che decisiva su questo piano è la mancanza di grandezza di cuore. Finché non è giunta la sua ora, Cristo si è sottratto alla sofferenza; a quel punto però è andato liberamente incontro ad essa, l’ha affrontata e vinta. Cristo – così dice la Scrittura – ha provato nel suo corpo come sue proprie tutte le sofferenze di tutti gli uomini – un’idea di inconcepibile altezza! – prendendole liberamente su di sé. Noi certo non siamo Cristo e non siamo chiamati a redimere il mondo con le nostre azioni e la nostra sofferenza; non dobbiamo proporci l’impossibile né angosciarci per non esserne all’altezza; non siamo il Signore, ma strumenti nelle mani del Signore della storia, e possiamo condividere realmente le sofferenze degli altri uomini solo in misura molto limitata. Noi non siamo Cristo, ma se vogliamo essere cristiani, dobbiamo condividere la sua grandezza di cuore nell’azione responsabile, che accetta liberamente l’ora e si espone al pericolo, e nell’autentica compassione che nasce non dalla paura, ma dall’amore liberatore e redentore di Cristo per tutti quelli che soffrono. Attendere inattivi e stare ottusamente alla finestra non sono atteggiamenti cristiani. I cristiani sono chiamati ad agire e a compatire1 non primariamente dalle esperienze che fanno sulla propria pelle, ma da quelle che fanno i fratelli, per amore dei quali Cristo ha sofferto.

Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere, Paoline, Cinisello Balsamo, 1988, pp. 70-71


1 Il vocabolo deve essere inteso nel suo significato originario di "sopportare insieme". Si veda http://www.treccani.it/vocabolario/compatire/ Torna al testo.

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