Wednesday 19 November 2014

Non dite quello che fate, fate quello che dite

Louis-Marie Chauvet è un liturgista francese cattolico-romano che ha espresso con semplici parole un grande principio liturgico che ci dovrebbe guidare:
La legge fondamentale della liturgia non è di dire quel che si fa, ma di fare quel che si dice.1
Se dimentichiamo che la liturgia non è un “logia”, ma un'“urgia”2, stiamo andando verso una celebrazione monosensoriale. La celebrazione non è basata sul solo ascolto. La liturgia utilizza tutti i cinque sensi3, ognuno in modi differenti per liturgie differenti o parti di liturgia differenti.

Questo uso dei cinque sensi non sminuisce l'importanza dell'ascolto della parola di Dio nella liturgia, ma lo può esaltare con il profumo dell'incenso o con un utilizzo accorto e curato della luce.

Se la parola di Dio nella liturgia è solo una questione di ascolto, un sordo non potrà partecipare all'ascolto della parola di Dio (se non ha un foglietto delle letture o non può leggere il labiale del lettore). Se non utilizziamo un solo senso possiamo prendere parte in modi differenti e più completi all'ascolto.


1 P. De Clerck, L’intelligenza della liturgia, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1999, p. 33 che cita L.-M. Chauvet, Symbole et sacrament. Une relecture sacramentelle de l’existence chrétienne, «Cogitatio fidei», 144 (1987).
2 Cfr. per es. F. Cassingena-Trévedy, La liturgia, arte e mestiere, Qiqajon, Magnano, 2011, p. 6; P. De Clerck, L’intelligenza della liturgia, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1999, p. 55.
3 Cfr. per es. P. Tomatis, La festa dei sensi. Riflessioni sulla festa cristiana, Cittadella Editrice, Assisi, 2010; Aa. Vv., Ars celebrandi, Qiqajon, Magnano, 2008, pp. 21-23; P. De Clerck, L’intelligenza della liturgia, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1999, pp.48-55.

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